Piazza Mentana è una delle piazze lungo l'Arno nel centro storico di Firenze. Vi si accede da lungarno generale Armando Diaz, via dei Saponai, via della Mosca, via dei Vagellai e via Vincenzo Malenchini.

Storia

La sua apertura fu inaugurata il 19 novembre 1901, anche se qui già esisteva uno slargo, di forma meno regolare, chiamato Piazza delle Travi (o dei Foderi), perché ospitava il deposito delle travi di legno che venivano fatte viaggiare via fiume dalle zone boscose del Casentino e di Vallombrosa, in parte destinate ai cantieri navali di Pisa, in parte alle esigenze dei cantieri fiorentini; esisteva proprio un laboratorio dei lgnaioli in angolo con via della Mosca. Esisteva un porticciolo fluviale che venne smantellato nel 1236 quando si iniziò a costruire il Ponte di Rubaconte (futuro Ponte alle Grazie) che avrebbe tagliato via la corrente dal piccolo porto. Alcuni studiosi sostengono che il porto esisteva dai tempi dei romani, altri collocano invece il primordiale scalo nei pressi di piazza dei Giudici, per la protezione del quale venne forse eretto il castello d'Altafronte.

Come fosse organizzato lo scalo lo documenta, tra le moltissime testimonianze, un noto dipinto di Bernardo Bellotto (1742, collezione privata), che ci mostra la piazza chiusa verso l'Arno da un muro nel quale si apriva una porta (nota come La Porticciola) fornita di tettoia. Da qui due ampie rampe di scale giungevano fino al fiume (nel dipinto in questione animate da numerose lavandaie): una esiste ancora e porta alla riva del fiume, dove talvolta attraccano ancora i "navicelli", le tradizionali imbarcazioni fluviali spinte a remo, e le canoe sportive della Società dei Canottieri.

Verso la fine del Settecento la piazza venne chiamata anche piazza d'Arno. Qui si affacciava uno dei maggiori tiratoi dell'Arte della Lana: popolarissimo scorcio pittoresco immortalato da numerosi vedutisti, consisteva in una specie di pontile lungo il fiume, con una tettoia verso l'Arno. In questa zona, detta anche Porticciola, le lavandaie venivano di frequente a sciacquare il bucato. Il tiratoio arrivava fino a piazza dei Giudici e venne distrutto per fare posto alla neoclassica sede della Borsa, poi della Camera di Commercio. L'intervento comportò parallelamente significativi lavori di riordino edilizio e viario tutto intorno all'area, condotti su progetto dell'ingegnere Felice Francolini (affiancato tra gli altri dallo stesso Michelangelo Maiorfi e da Loreto Mazzi) e che sostanzialmente portarono alla situazione attuale.

L'attuale titolazione, deliberata dalla giunta comunale nel novembre del 1901, è legata alla collocazione al centro dello spazio del monumento di Oreste Calzolari in ricordo dei caduti del combattimento sostenuto dai garibaldini il 3 novembre 1867 a Mentana, contro le truppe pontificie e francesi, nel tentativo di aprirsi una strada verso Roma (sul basamento i due bassorilievi in bronzo raffigurano L'uscita da Monterotondo e Lo scontro di Mentana). Recita l'iscrizione:

Descrizione

L'attuale configurazione, con pavimentazione a lastrico, della piazza può dirsi ottocentesca. Durante il ventennio fascista su questa piazza si affacciava una delle prime case del fascio di Firenze. Oggi, molto meno popolata di visitatori rispetto ai secoli scorsi, è luogo di un parcheggio.

Edifici

Il monumento

Il monumento ai Caduti di Mentana e Monterotondo fu commissionato dalla Società dei Reduci Garibaldini in ricordo dei caduti del combattimento sostenuto dagli stessi garibaldini il 3 novembre 1867 a Mentana e a Monterotondo (di qualche giorno precedente), contro le truppe pontificie e francesi, nel tentativo di aprirsi una strada verso Roma. I bozzetti concorrenti furono esposti al Circolo degli Artisti di Firenze nel 1898 e, tra questi, fu giudicato vincitore quello proposto dallo scultore Oreste Calzolari. L'opera fu ufficialmente inaugurata il 27 aprile 1902, ma già nel novembre dell'anno precedente, essendo oramai imminente il completamento, la stessa piazza aveva assunto per delibera della giunta comunale la nuova denominazione di piazza Mentana.

Il gruppo scultoreo presenta le figure di due garibaldini: il primo, in piedi, tende il corpo e lo sguardo verso il nemico, contro il quale allunga un braccio armato di rivoltella, mentre con l'altro sostiene il compagno morente, riverso all'indietro e abbandonato, seppure ancora in grado di stringere l'asta della bandiera (realizzata in bronzo). "Nella scelta compositiva si possono scorgere richiami a celebri sculture classiche, come il Menelao sorregge il corpo di Patroclo nella Loggia de' Lanzi, ma anche riferimenti alla simbologia risorgimentale della morte per la bandiera. Il monumento fu criticato per la somiglianza nella composizione e nei gesti, con il monumento bronzeo ai fratelli Cairoli che Ercole De Rosa aveva inaugurato a Roma nel 1883, già accusato di aver ecceduto nel patetismo romantico" (Mazzanti).

Sul basamento, quadrangolare, sono, sul fronte la scritta dedicatoria, sui lati due bassorilievi in bronzo raffiguranti L'uscita da Monterotondo e Lo scontro di Mentana. La scritta che li accompagna li dichiara dono dei triestini (Monterotondo) e dei trentini (Mentana), per cui si può supporre (in mancanza di notizie nella letteratura consultata) che siano stati aggiunti tra il 1918 e il 1919, quando Trento e Trieste tornarono ad essere italiane. Sul rilievo della battaglia di Monterondo si rileva inoltre la firma della fonderia di Romolo Cavina: "R. Cavina. Fuse".

Note

Bibliografia

  • Comune di Firenze, Stradario storico e amministrativo della città e del Comune di Firenze, Firenze, Tipografia Barbèra, 1913, p. 87, n. 611.
  • Comune di Firenze, Stradario storico e amministrativo della città e del Comune di Firenze, Firenze, 1929, p. 75, n. 682.
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, pp. 262–264.
  • Francesco Cesati, La grande guida delle strade di Firenze, Newton Compton Editori, Roma 2003.

Altri progetti

  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza Mentana

Collegamenti esterni

  • Claudio Paolini, schede nel Repertorio delle architetture civili di Firenze di Palazzo Spinelli (testi concessi in GFDL).

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